Ieri ho partecipato all’interessante Convegno organizzato dall’Osservatorio Innovazione Digitale del Politecnico di Milano sul Retail. Questo evento ha visto un’ampia partecipazione ed ha evidenziato alcuni elementi significativi:
- esistono Imprese importanti che nonostante la crisi, o anzi, spinte proprio dalla crisi, continuano a fare innovazione per migliorare i risultati aziendali e migliorare la propria competitività;
- il settore del Retail italiano pur creando fatturati e occupazione di tutto rispetto (rispetto ad altri Paesi UE) paga un pegno altissimo alla troppa frammentazione (micro e piccole imprese);
- la presenza “social” nonostante sia stata così tanto “propugnata” in questi ultimi anni come trend necessario per le vendite non è considerata da molte realtà come “sostanziale” nella dimensione dell’ìnnovazione, le stesse realtà si interessano invece più attivamente di altri processi fondamentali, sia lato back-end che front-end;
- la centralità del consumatore è diventata chiave, non solo a parole, ma soprattutto nei fatti e nelle scelte di tecnologie che migliorino la brand reputation attraverso l’ottimizzazione dell’esperienza di acquisto;
- le tecnologie disponibili sul mercato sono mature, ma ancora una volta l’importante è fare scelte oculate e soprattutto progressive. Come è stato ben indicato da alcuni dei relatori, è importante fare progetti che abbiano ROI entro l’anno o al più in due anni e che liberino risorse per successive innovazioni e progetti.
- è fondamentale pensare “out-of-the-box” rispetto a singole tecnologie: cioè è utile e vantaggioso concepire usi multipli di tecnologie già disponibili e implementate per aumentare il loro contributo alla competitività e redditività dell’impresa;
- vince un approccio collaborativo tra funzioni generali e visione/contributo IT. Gli AD e l’IT dell’Azienda creano valore aggiunto quando promuovono progetti condivisi e supportati da comuni investimenti.
Quello che è emerso, e che faccio mio, è che la CRISI è per molti solo un pretesto per rimanere nel proprio status quo, mentre chi vuole e osa prendere l’iniziativa beneficierà nei prossimi anni delle proprie NUOVE azioni ed evoluzioni.
Se penso al mio settore di riferimento, il Facility Management, ritengo che questo approccio sia quanto mai necessario per creare valore aggiunto alla clientela. In particolare è fondamentale che le Aziende del Settore anziché ancorarsi al proprio passato investa sul futuro attraverso investimenti in tecnologia PER LA CONOSCENZA. Molti si lamentano che il cliente si focalizza solo sulla diminuzione delle tariffe e del costo del Servizio, senza sfruttare l’opportunità di capire come reingegnerizzare la propria struttura produttiva.
Esiste, e l’ho potuta toccare con mano nei miei progetti, una potenzialità enorme data dall’analisi dei dati operativi, da scelte sistemiche su grandi volumi e su corretta gestione delle scorte e dei materiali.
Il mio approfondimento di questi ultimi anni sulle tecnologie BIG DATA e Data Analytics applicate ai processi del Facility Management è la strada corretta per distinguersi positivamente dalla concorrenza e avere un vantaggio competitivo facilmente monetizzabile.
Come ho potuto far mio nei molti corsi di Programmazione Neuro Linguistica, è importante “affilare l’ascia” prima di affrontare il lavoro quotidiano. E niente è più efficace, per rendere più “taglienti” e “produttivi” i propri strumenti operativi, che analizzare i propri risultati e capire come migliorarli. Se non sai dove sei, come ci sei arrivato e soprattutto la distanza che ti separa da dove vuoi arrivare difficilmente potrai rispondere alle esigenze dei tuoi clienti. Ricorda che qualcun’altro si sta già attrezzando. Il mercato non perdona chi resta indietro.
Sun Tzu nell’Arte della Guerra dice:
“conoscere l’altro e se stessi – cento battaglie, senza rischi;non conoscere l’altro, e conoscere se stessi – a volte, vittoria; a volte, sconfitta;
non conoscere l’altro, né se stessi – ogni battaglia è un rischio certo”.
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